Maxim proviene da un orfanotrofio statale di Pietropavlovsk, città quasi sul confine con la Siberia, a circa 1400 km da Almaty.
Il suo arrivo è il frutto della preoccupazione della direttrice dell’orfanotrofio che, avendoci conosciuto, ci ha chiesto di accogliere Maxim, così da offrirgli un futuro migliore di quello che l’orfanotrofio per disabili, a cui sarebbe destinato, potrebbe offrirgli. Ed eccolo arrivato al Villaggio dopo un lungo viaggio in treno. Da un lato spaesato in questa nuova, strana famiglia, dall’altro curioso, pieno di domande, intraprendente nel prendere parte a tutti i momenti della vita quotidiana. Benvenuto, Maxim!
Ed ora, chi bussa alla nostra porta?
L‘inverno accentua le debolezze delle famiglie disagiate, arrivano al Villaggio continue richieste di accoglienza di bambini da parte di famiglie locali che vivono situazioni difficili, legami inspiegabilmente fragili tra genitori e figli ancora piccoli.
E’ appena avvenuto che due fratellini – lui, 2 anni, lei, 5 mesi – abbandonati dalla madre giovanissima, all‘insaputa del padre, sono giunti al Villaggio. Il padre non è stato in grado di farsi carico così all’improvviso della difficile situazione a cui non era preparato. La legge non ci consente di accogliere bambini così piccoli, per cui, dopo una permanenza di alcune settimane, siamo stati costretti a trasferirli in un istituto statale, con la promessa del padre, che entro un anno, li riporterà da noi, così da non perdere la possibilità di riprenderli con sé quando sarà in grado di farlo. Particolarmente doloroso per noi è stato il distacco dalla piccola che, pur avendo rivoluzionato le giornate e le notti (!!!) della casa che l’ha ospitata, era già diventata il centro dell’attenzione di tutta la famiglia.